«Quando esco di casa volto le spalle a CityLife». Così sbuffa una residente di via Senofonte, la via adiacente al cantiere in corso per il progetto di riqualificazione dell’area della vecchia fiera campionaria. Nonostante l’ingresso dei primi residenti nelle nuove abitazioni a settembre 2013 e l’inaugurazione di una parte del parco dietro piazza Giulio Cesare il dicembre scorso, il progetto fa acqua da tutte le parti. Gli intoppi ai lavori sono innumerevoli e l’immagine con cui la cordata che ha vinto la gara pubblicizza il progetto sembra essere un’immensa chimera. Ma come è nato CityLife? Cosa ne sarà di questo immenso cantiere? Che benefici ne avrà la città?
IL PROGETTO PER UN’ALTRA MILANO
In seguito dello spostamento della Fiera di Milano a Rho, la stessa Fondazione Fiera aveva deciso di vendere come terreno edificabile l’immensa area che occupava nella città. Invece di concederla al miglior offerente, la Fiera aveva stabilito che la scelta avrebbe in primo luogo premiato la qualità del progetto. Il Comune aveva fissato le volumetrie del progetto, imposto che la metà del suolo fosse destinato a parco pubblico e richiesto che si desse continuità alla morfologia della città. La gara l’ha vinta il progetto firmato dalle archistar Isozaki, Hadid e Libeskind, con un progetto che prevedeva la costruzione di tre torri (una per ogni architetto), tre zone residenziali, un museo d’arte contemporanea e un grande parco, lanciato come il terzo più grande del centro di Milano. Un referendum di cittadini e la maggior parte degli architetti e urbanisti della città si erano però schierati per il progetto di Renzo Piano, sostenendo che si inseriva meglio nel contesto del quartiere, senza creare spaccature perchè riuniva tutto lo spazio verde in metà esatta dell’area, rendendolo un vero polmone della città.
Perché vinse il progetto CityLife? «A loro del progetto non importava nulla. L’unico parametro usato è stato quello economico» è la risposta dell’architetto Brenna del Politecnico di Milano. Il progetto CityLife, infatti, chiedeva 523 milioni di euro contro i 460 del progetto di Piano, su una base d’asta di 250. La forte proposta economica ha permesso di sfondare ogni soglia fin qui raggiunta per quanto riguarda l’indice di edificabilità: 1,15 mq/mq rispetto ad un massimo di 0,65mq/mq concesso negli altri interventi di riuso delle aree dismesse. In parole povere, questi numeri indicano quanto si può edificare su una certa area.
Tra grandi aspettative e feroci critiche nel 2007 è partito il cantiere, fine lavori previsti: 2015. Proprio lo scorso anno, visto l’andamento al rilento dei lavori e la mancanza di finanziamenti, la data della fine dei lavori è stata spostata al 2023, che porta la durata dei lavori da 8 a 16 anni. La notizia ha fatto andare su tutte le furie i residenti che gridano allo scandalo, uniti dal portavoce Rolando Mastrodonato, presidente dell’associazione ”Vivi e progetta un’altra Milano” che esclama: «questo è il record mondiale di proroga di un progetto!».
CENTRAL PARK A MILANO?
La grande campagna pubblicitaria per il nuovo progetto si incentrava su quello che sarebbe dovuto diventare il nuovo Central Park di Milano, con un area superiore ai 150mila mq di verde. A 10 anni di distanza, un intero quartiere si chiede se sorgerà mai. Marco Pogliani, portavoce di Citylife, non appare preoccupato: «il parco si farà e sarà il terzo più grande della città». Il problema di questo parco è che non sarà un vero parco, come sostiene Mastrodonato: «L’area di verde è inserita tra i blocchi delle nuove abitazioni e risulta estremamente frammentata. Inoltre vengono calcolati anche i giardinetti condominiali privati all’interno delle nuove costruzioni». Da parco per la città a vero e proprio “ghetto per ricchi” (come viene definito dai critici) sorvegliato ventiquattrore su ventiquattro da telecamere e guardie di sicurezza.
Lo scorso novembre è stata inaugurata la parte del parco adiacente a Piazza Giulio Cesare, che si situa tra i due blocchi residenziali completati di Libeskind e Hadid. Oltre ai grossi cartelli “Non calpestare il prato” e una voragine immensa subito all’ingresso che preannuncia la costruzione di un nuovo edificio, ciò che colpisce è che lo spazio di verde è effettivamente molto ristretto e dà l’idea di essere un palliativo per stare alle richieste del Comune, che preme per la conclusione delle parti pubbliche del progetto. Questo presunto parco è incastrato in mezzo a un cantiere enorme e due colossi di edifici che lo rendono molto poco appetibile dai cittadini.
Inoltre una delle parti pubbliche del progetto è ufficialmente saltata: il Museo di Arte Contemporanea infatti, che sarebbe dovuto diventare un nuovo polo culturale per la città, non sarà realizzato. Quello che era uno dei motivi della vincita della gara, è scomparso dal progetto. Intanto, delle tre torri presenti nel progetto, avanzano i lavori soltanto di quella disegnata dal giapponese Isozaki, mentre per lo “storto” di Hadid stanno appena scavando le fondamenta e del “curvo” di Libeskind non ci sono ancora tracce. Il gruppo di CityLife assicura che si realizzeranno tutte e tre, ma se i lavori non partono probabilmente al momento non ci sono i fondi.
L’IMPOTENZA DELLA GIUNTA
Di chi sono le responsabilità di tutto questo? Rolando Mastrodonato non fa troppe distinzioni fra destra e sinistra: «le amministrazioni Albertini e Moratti ci hanno portato verso una liberalizzazione selvaggia. Ma anche quella attuale non ha fatto nulla per invertire la rotta. Si sarebbe potuto ritrattare su ciò che non sarà pronto entro il 2015, come ci aveva promesso il sindaco Pisapia. La controparte però si è dimostrata troppo forte e di fatto ha ottenuto ciò che voleva: la proroga al 2023». La proposta di trasformare alcuni appartamenti in edilizia convenzionata non è stata accettata poichè i costi da coprire sono altissimi. Il risultato è che i prezzi al metro quadro delle nuove abitazioni variano dai 7500€ ai 12500€: tra i più alti della città e difficilmente vendibili in un periodo di crisi immobiliare come questo. Anche la proposta di non far partire nuove costruzioni dopo la presunta data di scadenza, destinando più spazio al verde è stata bocciata. Tuttavia Ada Lucia De Cesaris, vice-sindaco nella Giunta Pisapia, è convinta che non ci fossero le condizioni per ritrattare le volumetrie: «il rischio di far saltare tutta l’operazione sarebbe troppo grosso e non possiamo permetterci un quartiere abbandonato». Quel che ha ottenuto è il completamento del parco entro il 2015 e delle strutture pubbliche entro il 2016. Solo il tempo potrà confermare queste date.
VIVERE A CITYLIFE
La questione più delicata riguarda gli acquirenti delle nuove abitazioni di CityLife che vivono in case quasi del tutto pronte ma situate nel bel mezzo di un cantiere. «La sera si vedono solo quattro o cinque luci accese», riferisce una signora del quartiere che abita di fronte alle nuove abitazioni. Anche se non si sa di preciso il numero di appartamenti venduti, la cosa certa è che molti di quelli che hanno comprato hanno preferito non trasferirsi in un cantiere in corso e quelli che hanno investito per affittare gli appartamenti si ritrovano delle proprietà sfitte. Coloro che si sono trasferiti a settembre scorso sono quelli che non avevano altra scelta.
Una ventina di questi acquirenti si è riunita sotto la Federconsumatori che ha fatto partire un’indagine dell’Antitrust. Due i punti contestati: i ritardi delle consegne rispetto a quanto promesso e l’incertezza di quel che sarà il contesto pubblico del nuovo quartiere. L’autorità garante della concorrenza e del mercato ha comunicato l’avvio di un procedimento “in materia di pubblicità ingannevole, pratiche commerciali scorrette e clausole vessatorie”.
L’opinione degli attuali residenti della zona si spacca in due. Da un lato c’è chi sostiene che la realizzazione del progetto darà prestigio al quartiere, lo renderà migliore e il valore delle case aumenterà sensibilmente. Dall’altro lato ci sono quelli che hanno l’impressione di essere stati presi in giro, costretti a vivere per sedici anni in un cantiere permanente, con tutto quel che ne consegue. Qualcuno ha annusato questa possibilità fin dall’inizio e «in concomitanza all’approvazione del progetto sono spuntati tantissimi cartelli VENDESI di proprietari che non avevano intenzione di vivere in un cantiere per tanti anni», dice un residente. «Al parco credo che ci andrò con la badante» chiosa un altro signore lì vicino.
CityLife assicura che tutto il progetto sarà portato a termine. A questo punto però non sono più tanti quelli che sono disposti a crederci ancora.